Alopecia androgenetica femminile

L’alopecia androgenetica si sviluppa su un terreno geneticamente predisposto.

È una condizione ereditaria dove una parte dei capelli risulta portata ad essere sensibile agli ormoni androgeni, detti comunemente ormoni maschili ma presenti in concentrazioni minori anche nelle femmine a partire dalla pubertà.

L’alopecia androgenetica nella donna porta ad un assottigliamento progressivo “miniaturizzazione” dei capelli  nell’area centrale del cuoio capelluto che con il tempo si traduce in un diradamento che interessa la zona da dieto la linea frontale fino al vertice posteriore.

L’alopecia femminile viene classificata su una scala chiamata scala di Ludwing che permette di valutare i tre gradi di diradamento.

Ad innescare il processo di atrofizzazione del follicolo nei soggetti geneticamente predisposti è un aumento della concentrazione di ormoni maschili circolanti, questi possono essere di origine surrenalica oppure ovarica, ma può esordire anche in coincidenza di un cambiamento ormonale, ad esempio la sospensione di una terapia contraccettiva; dopo un parto, quando i tassi di estrogeni (ormoni femminili) calano repentinamente; anche durante la menopausa dove avviene una diminuzione della secrezione ovariche, con l’aumento degli ormoni androgeni e la diminuzione dell’aromatasi, un enzima capace di convertire il testosterone in estrogeni. Inoltre durante la menopausa si ha un calo di calcio, silicio e magnesio, minerali fondamentali anche per la caduta dei capelli.

Nella donna la diagnosi è di fondamentale importanza per il fatto che il follicolo pilifero una volta iniziato il processo di atrofizzazione può andare incontro a morte fisiologica. Mentre se si comincia per tempo una terapia esso recupera completamente la sua funzionalità.

Nella donna più che nell’uomo la terapia è per lo più efficace  e legata a minori effetti collaterali dato che spesso si ricorre alla somministrazione di antagonisti degli androgeni.

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